Ceglie Messapica Turistico , portale promozionale turistico del comune di Ceglie messapica

Ceglie Messapica, Città d'arte e terra di gastronomia

 

 

Ceglie Messapica, città d'arte e terra di gastronomia

Così si presenta Ceglie Messapica, situata in provincia di Brindisi, le cui origini etimologiche possono ricercarsi sia nella parola greca Kalos (bello), così da essere identificato quale "luogo bello", che nella scelta fatta dai romani, che la chiamarono Caelia (ciglio) per essere sulle ultime propaggini collinari delle Murge, là dove la Valle d'Itria confluisce dolcemente nella piana salentina.

La graziosa cittadina di Ceglie Messapica è posizionata a 310 metri di altitudine (il centro storico a 303 metri) e conta 21.000 abitanti. La cittadina gode di un ottima posizione climatica, tanto che già dagli inizi del secolo scorso gli abitanti delle città vicine (in particolare Taranto), l'avevano scelta come meta di soggiorno estivo per la sua aria salutare e spumeggiante, e i suoi panorami ondulati e rilassanti.

Il territorio cegliese, che risulta vasto 130,33 kmq, con una altitudine che va da 133 metri ai 382 metri sul livello del mare, si presenta con dolci colline e terrazzamenti con muretti a secco, e con i numerosissimi trulli che qui vengono chiamati "casedde". Parte del territorio comunale si situa nella Valle d'Itria, la valle dei trulli per antonomasia, e proprio la splendida Ceglie Messapica segna lo sbocco della valle nella parte alta della piana salentina Altosalento. Il territorio presenta numerose cavità carsiche con splendide concrezioni, come le grotte di Montevicoli.

Dagli anni 90 la città messapica si fregia dell'appellativo di "città d'arte terra di gastronomia" per le tante testimonianze della sua storia millenaria e per la gastronomia tipica, apprezzata e riconosciuta in tutta Italia. Le produzioni gastronomiche tipiche sono antiche tradizioni culinarie che rappresentano l'espressione della relazione fra natura e cultura popolare.

Storia
Le origini della città si perdono nella notte dei tempi: lo storico Ateneo ipotizza che nel XVII sec. a.C. i primi coloni greci si trovarono di fronte a imponenti rovine che testimoniavano una civiltà scomparsa; alcuni studiosi sostengono che Ceglie sarebbe stata fondata da Diomede, di ritorno dalla guerra di Troia.

Le notizie certe, comunque, risalgono a tredici secoli a.C., come tramandato da Erodoto, storico greco del V secolo a.C.. Nel IV e V sec. a.C. Ceglie (Kailia) fu la capitale militare della Messapia ed era cinta da ben quattro cerchie di mura. La città sostenne dure guerre con Taranto che per ragioni commerciali e di prestigio cercava uno sbocco sull'Adriatico. Il 473 a.C. fu l'anno decisivo che vide Taranto conquistare e distruggere Carovigno (Karpina), ma la battaglia decisiva veniva persa dai tarantini sulle colline cegliesi dove la cavalleria tarantina veniva polverizzata da una strage inesorabile, come dice Erodoto, " mai veduta prima di allora". La strada dell'Adriatico veniva definitivamente sbarrata a Taranto che da allora non mosse più guerra contro i Messapi. Di quella vittoria i Messapi non vollero approfittare, sarebbe stato facile scendere nella piana e conquistare Taranto.

Di quel tempo rimangono resti archeologici fra cui le mura messapiche e le specchie. Della civilta' messapica si conservano numerosi reperti archeologici quali vasi, lucerne, monete, piccole statue e molte iscrizioni conservati in vari musei italiani e stranieri (Berlino, Brindisi, Taranto,Egnazia, collezioni private e una piccola parte nel locale museo messapico).

La città decadde dopo la conquista romana, che la chiamarono Caelia o Caelium (ciglio), essendo situata sull'ultimo colle alto prima della pianura salentina.

Nel Medioevo la città assunse il nome di Celie de Gualdo (Ceglie del bosco), divenendo ducato con i Sanseverino, potente famiglia napoletana che favorì la crescita economica e culturale della città anche con la costruzione di palazzi, del castello e di chiese.

Tracce del differente popolamento e della frequentazione del territorio permangono in varie grotte i cui ambienti sono stati in parte modificati ed utilizzati dall'uomo: Grotta S. Pietro ha fornito manufatti certamente correlabili ad una industria litica di tipologia musteriana; la Grotta Abate Nicola ha un dromos di accesso scavato nella roccia ed ha restituito materiale votivo caratteristico delle aree sacre; la Grotta S. Michele conserva ancora tracce di affreschi del Redentore, di S. Michele e della Madonna Orante; la Grotta di Madonna della Grotta è una cavità sottostante la chiesa trecentesca edificata da Domenico de Juliano con all'interno pallide tracce di affreschi basiliani; la Grotta del Trappeto è in pieno centro abitato, utilizzata fino a pochi anni or sono come frantoio, ha una serie di diramazioni mai esplorate per intero; la Grotta di Monte Vicoli, esplorata nella sua cavità principale lunga 58 metri, presenta diramazioni per il momento impraticabili che lasciano intuire possibilità di prosecuzione.

Centro storico
Nei centri storici la scoperta è in ogni angolo, in ogni vicolo; case bianche intorno ai castelli, e sontuosi palazzi gentilizi con ampi portali sovrastati dagli stemmi di famiglia.

I centri storici collinari dell'Altosalento (Ceglie, Cisternino, Carovigno, Ostuni) si caratterizzano per i vicoli di chianche, gli archi in pietra viva, il susseguirsi di corti e piazzette; il tutto avvolto nel candore del bianco delle case imbiancate a calce. Quel bianco che ha portato Ostuni (che dista solo 11 chilometri) a essere conosciuta in tutto il mondo come la "città bianca".

Simile al centro storico di Ostuni, ma meno noto turisticamente, pertanto più autentico, è il centro storico messapico e medievale di Ceglie Messapica: la messapica kailia. Una passeggiata fra i vicoli del centro storico immerge in un'atmosfera antica e surreale che spazia dal tempo dei Messapi all'epoca medievale.

Alla collina-acropoli messapica si accedeva mediante una ripida scalinata, ancora esistente sia pur modificata in epoca medievale, "i cento scaloni". In cima alla collina, dove è ubicato il castello, si trovavano gli uffici pubblici e i templi delle più importanti divinità; l'agorà è stata individuata nell'attuale piazzetta Ognissanti nel centro del borgo antico. Oggi il centro storico messapico-medievale, è dominato dal quattrocentesco "Castello Ducale", notevole la merlata torre quadrata simbolo della città. Di fronte si trova la Chiesa Collegiata del XVI sec., poco distante la chiesa barocca di San Domenico della scuola del Bernini. La centrale Piazza Plebiscito, con la caratteristica "Torre dell'orologio" chiude il centro storico medievale e apre a quello ottocentesco.

La Gastronomia
La gastronomia è un elemento di forte richiamo turistico. La cucina dell'Altosalento è casereccia e genuina, nel tempo non ha subito sostanziali alterazioni; le ricette sono state tramandate di generazione in generazione, fino ai giorni nostri. E' una cucina popolare, le cui caratteristiche sono ben lontane da quelle dei fast food e della globalizzazione alimentare. Non a caso esiste una associazione slow food Alto Salento, che propone il "mangiare lento" per godere dei piaceri della buona tavola. La nostra è una terra da gustare, dove la bellezza del territorio si sposa con il gusto di vivere, un "slow life" che fa ritrovare il senso della vita.

La cittadina è la capitale indiscussa della gastronomia dell'Altosalento con numerosi riconoscimenti avuti già negli anni 50 e più recentemente con vari premi assegnati agli "artigiani del gusto e della buona tavola". Molti ristoranti sono segnalati nelle principali guide enogastronomiche, i forni a legna producono artigianalmente pasticceria tipica e prodotti da forno distribuiti in tutta Italia, il gelato artigianale cegliese conquista, in una passata edizione, il secondo posto assoluto alla fiera di Rimini nell'ambito del Salone Internazionale della Gelateria.

Piatto tipico per eccellenza è la pasta fatta in casa, "stacchiodde" e "strascinati" (orecchiette e maccheroncini di semola di grano duro integrale), condita con sugo di pomodoro, foglie di basilico e 'cacioricotta' grattugiato. Di questo piatto ci sono varianti con ragù di braciole di cavallo e formaggio pecorino grattugiato, o con verdure cotte (cime di rape).

La nostra cucina è legata profondamente ai prodotti della terra, e segue il ritmo delle stagioni; è estremamente varia per le influenze che l'Altosalento ha ricevuto nel corso della sua lunga storia: messapi, greci, romani, normanni, arabi, saraceni, francesi, spagnoli si sono succeduti nei secoli. Ecco qualche esempio: le "frise" hanno origine greche, gli "gnummarieddi" sono romani, il "ragù" è normanno, la "cupeta" ed i "fichi secchi" sono di origine araba. Le frise (collegamento con prodotti da forno), preparate con farine miste di grano duro e grano tenero, si presentano come ciambelle di pane biscottato e si conservano per settimane; per gustarle bisogna immergerle in acqua, per renderle soffici-croccanti, e condirle con pomodori, olio, sale e origano. Gli gnummarrieddi sono involtini di agnello alla brace. La cupeta, simile al torrone, è fatta con le mandorle e zucchero. Il dolce simbolo, a base di mandorle locali (viene utilizzata una varietà di mandorle detta cegliese che si caratterizza per la fioritura tardiva che sfugge ai freddi invernali), è un pasticcino a forma di cubetto dal colore bruno farcito con marmellata: il "biscotto cegliese", la cui ricetta originale con i giusti dosaggi e tempi di cottura è gelosamente custodita da pochi eletti. I fichi divisi a metà si essiccano al sole sopra caratteristici graticci, in seguito si uniscono a coppia, deponendo all'interno di ogni parte una mandorla secca sbucciata e tostata, dei semi di finocchio selvatico e della scorza di limone, quindi si infornano: ecco i "fichi maritati" (fichi mandorlati).

Fra i formaggi spicca il "cacioricotta", è un formaggio tenero e gustoso prodotto nella stagione calda e ottenuto dalla lavorazione del latte di pecora e capra; si utilizza grattugiato per condire qualsiasi tipo di pasta al sugo.

Legumi, verdure, ortaggi e frutta sono produzioni locali utilizzati per piatti semplici e nutrienti nel rispetto della sana dieta mediterranea. Il purè di fave è un piatto antichissimo, tipico alimento dei contadini, ricco di proteine; le fave secche sgusciate vengono cotte e passate tipo puré, si mangiano con un filo di olio di oliva crudo o accompagnate da verdure selvatiche. Per la cottura si impiegavano recipienti di terracotta fabbricati nella vicina Grottaglie, come "a pignata", a forma di brocca.

L'Altosalento è l'area geografica non soltanto più a nord, ma anche a più alta altimetria del Salento (alto-Salento appunto) e presenta caratteristiche fisiche, culturali, sociali ed economiche simili, ma nel contempo diverse, dal Salento leccese e dalle Murge dell'entroterra barese e tarantino. Il nostro è un territorio che nel corso dei secoli ha consolidato una sua identità, resa unica dalle tracce ben visibili della nostra civiltà contadina fondata sulla "pietra" e che ha prodotto un'architettura rurale unica. l'Altosalento è la risultante di una evoluzione organizzativa del territorio, il cui fulcro centrale è rappresentato dai cinque comuni trattati in questo sito, peraltro già uniti in un consorzio intercomunale.

 

Da visitare


Simbolo della città è il Castello Ducale, di fronte si trova la cinquecentesca chiesa Collegiata dell'Assunta con la cupola maiolicata e, all'interno, singolare, un affresco del 700 che raffigura una scena biblica con veduta prospettica di Ceglie così come era nel 700.

Non lontana la chiesa barocca di San Domenico, della scuola del Bernini, che conserva alcune pregevoli opere di arte sacra. Nel centro storico numerosi i palazzi gentilizi, in particolare nei pressi della trecentesca "piazza vecchia", l'antico centro cittadino in epoca medievale. Al centro storico antico, messapico-medievale, si accede dal borgo ottocentesco e dalle porte di Giuso e del Monterrone con archi a sesto acuto.

Centro della città di Ceglie è Piazza Plebiscito con la ottocentesca Torre dell'orologio che rappresenta un unicum nell'ambito delle torri civiche del Mezzogiorno d'Italia, in quanto risulta formata da quattro quadranti; artisticamente si rifà allo stile neoclassico interpretato in una maniera particolare dai locali maestri che eseguirono i lavori.

Da segnalare l'antica chiesa basiliana di Sant'Anna con un grande affresco cinquecentesco della morte della santa, la chiesa di San Rocco costruita sui resti di un antico tempio dedicato ad Apollo e la chiesa di San Gioacchino con la grande cupola.

Nel territorio chiese cripte basiliane, resti della civiltà messapica e numerosissimi esempi di architettura rurale.

Sono, dunque, numerose e varie le testimonianze d'arte tante da meritare alla città l'appellativo di "città d'arte e terra di gastronomia".

 

Castello ducale

Il Castello Ducale di Ceglie Messapica è il simbolo della città. E' un maniero che risale, la torre più antica, all'anno 1000, ma la costruzione, così come la vediamo oggi, risale al XV secolo ad opera della famiglia Sanseverino.

L'accesso si caratterizza per un ampio portale con arco a tutto sesto e un ingresso con volta ogivale che immette in un ampio atrio; da qui suggestive scalinate, portano ai saloni impreziositi da affreschi cinquecenteschi. Nell'atrio, particolare, il pozzo con due colonne di stile corinzio.

Gli appartamenti ducali si affacciano sul parco interno che, protetto e racchiuso fra le ali del castello, conserva l'originalità dei giardini medievali.

Caratteristica peculiare del castello è la torre merlata, che svetta in cima alla collina; è alta 34 metri e fu costruita nel 1492.

Dietro al maniero si sviluppa il centro storico messapico-medievale, ancora autentico e godibile, con le sue strette viuzze e le bianche casette, all'ombra rassicurante del castello, come ai tempi medievali.

 

Chiesa Collegiata.

La chiesa è consacrata al culto della Vergine Assunta. La chiesa sorge sulla vecchia acropoli, le origini risalgono al 1521 mentre l’attuale edificio risale al 1786.

Il complesso risulta avere una pianta a croce greca ed è affiancato dalla torre campanaria, la facciata è in stile proto-neoclassico, la cupola è maiolicata. L’interno appare maestoso, è decorato da numerosi affreschi ed è ricco di altari in marmi policromi di cui uno dedicato al santo patrono della città (Sant’Antonio da Padova). Tra le opere visibili nella chiesa si ricorda: il “Crocifisso” ligneo del XVI secolo collocato nell’abside sinistro; la “statua di S. Antonio da Padova”, patrono di Ceglie, del XVIII secolo; la pala posta sull’altare raffigurante “l’Immacolata Concezione”, la scultura in pietra policroma raffigurante “Cristo uscente dal sepolcro”. Tra gli affreschi spicca quello raffigurante cena biblica con veduta prospettica della Ceglie di fine ‘700, che costituisce la più antica raffigurazione della città: si riconoscono la torre del castello ed una chiesa che potrebbe essere la chiesa di S. Rocco o l’abbazia di S. Anna.

 

Chiesa di San Rocco

Il Santuario di San Rocco fu costruito sul punto più alto di una collina dove sorgeva una Cappella edificata intorno al XVI secolo dedicata al Santo di Montpellier. Su quel colle, si dice che in tempi remoti fosse ubicato un tempio pagano che cambiò nome quando la popolazione, afflitta da pestilenze, cominciò a rivolgersi al Santo protettore degli appestati.

La struttura attuale del Tempio fu realizzata su progetto dell’ing. Antonio Guariglia di Lecce anche se fu attuato con notevoli variazioni. All’interno lo stile ionico fu sostituito dal composito. Al posto dell’attuale elegantissima cupola nel progetto si vede una semplice volta, allo stesso livello di quella della navata centrale. La facciata appare solenne soprattutto grazie alle ardite soluzioni architettoniche, ancora oggi, desta entusiasmo ed ammirazione.

La chiesa è composta da tre navate, una centrale e due laterali e da una quarta trasversale che dà a tutto il Tempio una forma di croce. La facciata anteriore è dello stesso stile del Duomo di Taranto. A destra e a sinistra, della facciata, furono ricavate quattro nicchie in cui dovevano essere collocate altrettante statue con al centro ed in alto quella di San Rocco. All’interno del Tempio, oltre alla statua lignea del Santo, è custodita anche quella litica, proveniente dalla vecchia Cappella, abbattuta per fare posto al nuovo edificio.

Il campanile a quattro fornici, con altrettante campane di varie dimensioni e suoni è posto proprio sulla perpendicolare della originale sagrestia.


Chiesa Barocca di San Domenico

Della scuola del Bernini, conserva alcune pregevoli opere di arte sacra e, in sagrestia, il seicentesco monumentale sagello di Isabella Noirot del Belgio moglie del duca di Ceglie.

La chiesa è annessa ad uno ex convento monacale dell'ordine domenicano che ha ospitato per anni (fino al2004) la sede del palazzo di città. Il complesso fu edificato tra il 1534 e il 1570, in una delle sue ali ha ospitato anche un sanatorio. L'attuale chiesa, costruita tra il 1688 e il 1700, è in stile barocchetto leccese, l'edificio è ad una sola navata cui si affiancano cappelle dai caratteristici altari barocchi in pietra, sormontati da pale e medaglioni di grande suggestione. All'interno, sulla porta centrale è posta l'Ultima Cena, opera del Casale datata 1776. Barocco è l'altare maggiore in marmo, con il portello del ciborio donato da Pietro Allegretti Cavallo nel 1866; sulla cantoria, collocata sopra l'altare maggiore, lo splendido organo positivo che necessita di un urgente restauro. Nell'abside, dietro l'altare maggiore, il coro ligneo del XVII secolo. Al centro della chiesa, due pulpiti in legno: a sinistra è posto quello più antico, di età medievale, opera di grande pregio artistico; a destra, in posizione elevata, il pulpito del XVII secolo, impreziosito dagli intagli delle colonnine tortili e dei pannelli decorativi. In una nicchia si riconosce la statua lignea di S. Domenico di Guzman, Padre Fondatore dell'Ordine dei Domenicani, il cui busto litico è posto sul portale laterale della chiesa. E stemmi dell'Ordine Religioso sono visibili in più parti della chiesa. Nella sagrestia è collocato il sacello della duchessa Isabella Noirot del Belgio, consorte del duca di Ceglie Diego Lubrano, deceduta giovanissima nel 1641[38]. Nella chiesa sono conservate le statue dei Misteri, portate in processione il venerdì Santo.

 

Chiesa di San Gioacchino

Chiesa dedicata al culto di San Gioacchino. Fu eretta, a partire dal 1869, su suolo donato da alcuni cittadini, con il fattivo contributo del popolo di Ceglie. Il progetto e la costruzione furono affidati ai fratelli Cavallo (maestri muratori del posto). L'edificio ha una pianta ottagonale lungo il cui perimetro si elevano le murature portanti atte a sostenere il tamburo e la volta emisferica, la cupola secondo il progetto originario doveva essere rivestita con maioliche colorate. L'intera struttura richiama nella sua forma il Pantheon di Roma Nell'interno spiccano: il pavimento costituito da quadrati di un'ottima graniglia di cemento, gli affreschi del pittore Abruzzese datati 1876, due dipinti raffiguranti S. Francesco di Paola e la “deposizione” del pittore martinese "Giuseppe di Giuseppe", le stupende statue di San Lorenzo, S. Gioacchino e S. Anna, Cristo risorto e la statua dell’Addolorata che veniva portata in processione la sera del giovedì santo, per tutta la notte. Dopo accurati restauri, recentemente è stata riconsegnata al culto.

 

Abbazia di Sant'Anna

Costruita sui resti di un tempio pagano – come recenti indagini hanno accertato in modo credibile – dedicato presumibilmente alla dea Latona, l'abbazia è datare nel IX secolo d.C., le prime notizie documentate risalgono al 1182 e sono contenute nel Codice Diplomatico Brindisino[39]. La facciata dell'abbazia, semplice e lineare, è caratterizzata dai campanili a vela ad un fornice, simili a quelli della chiesa dell'Annunziata e della chiesa della Madonna della Grotta. Nella parte posteriore, sotto la calce si riconosce un protiro trecentesco di stile gotico. L'interno, ad una sola navata, spicca per la vivace policromia delle pareti: sopra l'ingresso è visibile il grande affresco trecentesco raffigurante la Morte della Santa. Di notevole pregio una tela di autore ignoto raffigurante la Sacra Famiglia, ed il dipinto ad olio ottocentesco attribuito a Vito Nicola Galeone, raffigurante la Madonna col Bambino e santi Cosimo, Damiano e Antonio da Padova. L'altare, tipicamente barocco nelle forme, conserva la statua lignea della Santa del XVIII secolo; sulla sommità è collocato il dipinto della Presentazione di Maria al Tempio.

  • Convento Padri Passionisti e Chiesa di San Paolo della Croce: convento edificato per volontà dei Padri Passionisti, in luogo diverso rispetto al convento vecchio tra il 1932 e il 1976[41], anno in cui fu ultimata e consacrata la nuova chiesa al di sotto della quale in una cripta giacciono le sacre spoglie di Sant'Aurelia Vergine e Martire.
  • Convento e Chiesa di San Giuseppe: la chiesa e l'attiguo convento sono stati costruiti a cavallo del 1900 sulla via per San Vito nella zona sud-est dell'abitato[42]. In un primo momento il convento ha ospitato i Padri Passionisti poi trasferirtisi nella nuova sede. Attualmente la struttura è affidata alle suore Domenicane .
  • Convento dei Frati Cappuccini: il convento era ubicato ove sorge oggi l'Ospedale Civile. Fu edificato nel 1566. Era costituito da 20 cellette e dalla chiesa di Santa Maria degli Angioli. La struttura fu abbattuta nel 1965.
  • Convento delle Suore domenicane missionarie di San Sisto e Chiesa del Sacro Cuore (datata 1936).
  • Chiesa (rurale) della Madonna della Grotta: è un'antichissima (IX secolo d.C.) chiesa in stile gotico, situata sulla vecchia strada che da Ceglie conduce a Francavilla Fontana. La facciata della chiesa è arricchita da un ampio rosone del quale rimane la ghiera esterna e da un campanile a vela. La chiesa versa in uno stato di abbandono.
  • Chiesetta dell'Annunziata: chiesa in stile gotico del XIV secolo.
  • Chiesa di San Lorenzo da Brindisi.
  • Chiesa di San Demetrio.
  • Chiesa di Sant'Antonio Abate(sconsacrata).
  • Chiesa dell'Immacolata: è stata per anni sede dell'opera Don Guanella.


PRODOTTI TIPICI DI CEGLIE MESSAPICA


Biscotto cegliese
è un pasticcino prodotto a Ceglie Messapica di colore bruno a base di mandorle tostate, con fragranze di marmellate di ciliege e, appena, di limone; sono ricoperti di una glassa a base di zucchero e cacao. Le mandorle utilizzate sono esclusivamente prodotte dai mandorleti dell'Altosalento, sono una particolare varietà chiamata "cegliese" che si distingue per il guscio semiduro. 
I biscotti cegliesi venivano prodotti dalle nostre famiglie contadine in occasione delle feste importanti e dei banchetti nuziali. Sono venduti, in particolare, in tutti i forni, bar e pasticcerie di Ceglie, oltre ad essere offerti in tutti i ristoranti cegliesi. Il biscotto cegliese è candidato per il riconoscimento di prodotto tipico DOP.

Cartiddate
simili a friselle affusolate sono condite con miele, zucchero o vino cotto (concentrato di mosto ottenuto mediante cottura). Cardiddate significa attorcigliate, sono infatti delle strisce di pasta ottenute dall'impasto di farina, olio e vino bianco, larghe un paio di centimetri, curvate e arrotondate per la lunghezza di 15-20 cm. Sono dolci tipici del Natale.

Cacioricotta
ottenuto dalla lavorazione di latte di pecora e di capra, viene prodotto in estate. E' un formaggio tenero, di colore bianco, prodotto in formelle di 200 grammi circa. Viene grattugiato per insaporire i piatti di orecchiette (è elemento praticamente indispensabile per gustare questo piatto tipico pugliese), va bene comunque per ogni tipo di pasta.

Cupeta
mandorle tritate e impastate con zucchero caramellato e miele.

Frise
sono particolari ciambelle di pane, dure e secche, si conservano per settimane. Per mangiarle si bagnano con l'acqua per renderle soffici e si condiscono con pomodori, origano, olio e sale. In vendita in tutti i forni, salumerie e supermercati del Salento.

Fichi mandorlati
chiamati nel gergo dialettale fichi maritati (fichi sposati). Si tratta di frutti tagliati a metà e lasciati essiccare al sole su graticci di canne (sciaje); poi si uniscono a coppia a formare un otto (si maritano) inserendo all'interno una mandorla secca tostata e semi di finocchio quindi si infornano. I fichi mandorlati rappresentavano, per i bambini altosalentini di ieri, le caramelle di oggi.

Frisedde
classici prodotti da forno, sono taralli con semi di finocchio selvatico.

Olive verdi alla calce
Hanno un sapore di oliva leggermente salata, con un vago sapore di finocchio, mirto e alloro.

Olio DOC extravergine di oliva "collina di Brindisi"
il nostro oro verde, conosciuto in tutta Italia, non ha bisogno di presentazione.

Grano pisato
grano pestato in un mortaio per eliminare la parte esterna più fibrosa, i chicchi di grano devono presentarsi ancora interi per la preparazione di piatti particolarmente gustosi.

Pane casareccio
caratteristica di questo nostro pane è l'utilizzo di farine miste di grano tenero e duro con l'aggiunta di lievito madre naturale. La cottura avviene nei forni a legna in pietra. I panetti di colore bruno possono conservarsi anche per una settimana mantenendo la fragranza originale.

Pecorino di masseria
formaggio di latte ovino dal sapore intenso e piccante quello stagionato, dal gusto delicato il pecorino fresco.

Pettole
simili a polpette, si ottengono con un impasto di farina di grano duro e patate lesse da friggere in olio bollente. Sono tipiche del periodo invernale (Natale in particolare).

Piddica
nel gergo dialettale sta per focaccia, ottima appena sfornata dal forno a legna. Fra gli ingredienti oltre alla farina di grano tenero e al nostro olio extravergine DOC collina di Brindisi, indispensabili le olive nere, la ricotta forte (asckuante) e le cipolle.

Piddichedda
grande tarallo pasquale ricoperto di zucchero fuso (tipico di Ceglie)

Pummidori di pennula
pomodorini locali conservati in grappoli per l'uso invernale (ottimi per condire le frise). I pomodori sono raccolti ancora verdi, e uniti fra loro a mezzo spago nella caratteristica pennula un grappolo di 50-70 cm.

Ricotta Asckuante
nel gergo dialettale asckuante sta per piccante; il gusto è piccante ma nel contempo delicato, ottima da spalmare sul pane o sulle frise.

Rosoli
liquori prodotti in casa in maniera semplice e antica, particolare il rosolio di corbezzolo.

Stacchiodde
sono le orecchiette locali, preparate con i "maccaruni" (maccheroni). Le orecchiette si trovano in tutta Europa, ma attenzione alle numerosissime imitazioni e alle produzioni industriali che nulla hanno in comune con le tradizionali orecchiette pugliesi e altosalentine in particolare.

Strascinati
è una pasta fresca che utilizza farina grezza con cruschello (farina integrale per tradurre, ma non proprio esatto). Sono dei bastoncini lunghi 4-5 cm.

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